La giornalista Annalisa Cuzzocrea a Banari il 6 luglio

La giornalista Annalisa Cuzzocrea a Banari il 6 luglio

Annalisa Cuzzocrea ha seguito le tracce di Miriam Mafai grazie a una scatola blu avuta in custodia dalla figlia Sara. Dentro vi erano conservate lettere, diari, telegrammi, ricordi di una delle voci più autorevoli del giornalismo italiano. Un lascito prezioso che ricostruisce ciò che la stessa Cuzzocrea ha definito “il romanzo di una vita”: la parte più intima e segreta di Mafai, le sue passioni politiche, la sua vita privata. Dallo studio di queste carte è nato il libro “E non scappare mai” (Rizzoli), che l’autrice presenterà in piazza San Michele a Banari domenica 6 luglio in conversazione con Elias Vacca. Appuntamento alle 19.30.

L’evento è organizzato da Lìberos nell’ambito del festival Éntula con il sostegno del Comune di Banari e in collaborazione con il festival Isola delle storie di Gavoi, la casa editrice Rizzoli, la libreria Koinè Ubik di Sassari, i Centri odontoiatrici Massaiu, Zarcle e con il supporto di Carta Creations & Design. 

Inviata de «la Repubblica», dove si occupa soprattutto di politica, Annalisa Cuzzocrea è nata a Reggio Calabria, ma vive a Roma da quasi trent’anni. Laureata alla Sapienza in Lingue e Letterature straniere, ha cominciato la sua carriera giornalistica a Radio Capital nel 2000, per poi passare alla web tv del sito de la Repubblica e infine alla carta stampata. Tiene un corso di “Giornalismo politico al tempo dei social” alla Luiss di Roma. Ha scritto “Che fine hanno fatto i bambini” (Piemme, 2021). 

Il libro. «Una cosa aveva imparato, fin da bambina: a nascondere il dolore, a esporre la lotta.» Annalisa Cuzzocrea ha seguito le tracce di Miriam Mafai grazie a una scatola blu avuta in custodia dalla figlia Sara. Dentro lettere, diari, telegrammi, ricordi della madre. Il romanzo di una vita, come dice l’autrice, che indaga pagine intime e segrete, si confronta con le passioni politiche – e non so- lo – di Mafai, ripercorrendo i segni degli amori e delle ferite. Un primo matrimonio mai raccontato, durato solo un anno, finito nel più tragico dei modi: con un biglietto e una pistola. L’incontro con Umberto Scalia, da cui nasceranno i figli, Luciano e Sara. Soprattutto, la lunga storia d’amore con il partigiano Nullo, il ragazzo rosso Gian Carlo Pajetta, famoso per le sue ire, e qui svelato in tutta la sua tenerezza. «E non scappare mai» scrive Nullo a Miriam sul retro di una cartolina con cui la Rai lo invita ad assistere allo sbarco sulla Luna. Perché lei correva sempre. Mentre consegnava giornali clandestini durante la Resistenza; o quando reinventava la sua vita fuori dalla casa d’artisti di Mario Mafai e Antonietta Raphaël, e dentro la caserma del Partito comunista; quando sceglieva di lasciare il figlio in collegio nel giorno del suo compleanno per seguire il presidente francese in Algeria; quando abbandonava la politica per il giornalismo, e sovvertiva le regole maschili che avevano governato entrambi i campi fino ad allora, con un femminismo tanto rivendicato, quanto sostanziale. Annalisa Cuzzocrea ha incrociato Miriam nei primi anni del suo lavoro a «Repubblica», ne ha conosciuto la durezza solo apparente, ascoltato la risata ironica e inconfondibile. Qui ricompone il colore e l’atmosfera di una storia che parte dal dopoguerra e arriva ai giorni nostri. «Camminava sicura nella tempesta» dice di lei la figlia, era annoiata da tutto ciò che è fermo, paludoso, inerte. Miriam Mafai «fuggiva da tutto quello che temeva potesse fermarla, indurla alla rinuncia. Impedirle un’assoluta libertà». 

Il festival Éntula è organizzato dall’associazione culturale Lìberos con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport e della Fondazione di Sardegna.

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