Gianni Caria presenta a Sassari “Rosario va in pensione”

Gianni Caria presenta a Sassari “Rosario va in pensione”

Domani, giovedì 19 giugno,alle 19, il magistrato e scrittore Gianni Caria presenterà a Sassari la sua nuova opera “Rosario va in pensione” (Il Maestrale), dedicata al magistrato Rosario Livatino, ucciso dalla Stidda, un’organizzazione criminale paramafiosa, nel 1990.  L’evento, realizzato nell’ambito del festival letterario diffuso Éntula organizzato da Lìberos, si terrà all’Ex-Ma.Ter. Con l’autore converserà Paolo Ardovino

Dichiarato beato da papa Francesco nel 2021, Rosario Livatino ha dedicato la sua breve vita a combattere la mafia e le altre organizzazioni criminali nel Sud, in particolare ad Agrigento, dove lavorava quando è stato ucciso. Anche Gianni Caria prestava servizio nella stessa città come magistrato all’epoca dell’omicidio, e nell’atto unico “Rosario va in pensione”, edito da Il Maestrale, immagina che Livatino sia scampato all’attentato, che si sia sposato e che abbia sempre vissuto a Roma.

Caria presenterà l’opera all’Ex-Ma.Ter di Sassari domani, giovedì 19 giugno, alle 19 in conversazione con Paolo Ardovino. L’incontro si arricchirà degli interventi di Sante Maurizi e Daniela Cossiga.

L’appuntamento è organizzato da Lìberos nell’ambito del festival Éntulacon il patrocinio del Comune di Sassari e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti Mario Sironi di Sassari, la libreria Koinè Ubik di Sassari, i Centri odontoiatrici Massaiu, Florgarden e Zarcle.

L’opera. Rosario Livatino fu ucciso il 21 settembre 1990, poco prima di compiere 38 anni, mentre a bordo della sua utilitaria per­correva come tutti i giorni la strada che collega Canicattì ad Agrigento, sede del Tribunale dove prestava servizio come magistrato. I sicari, tutti individuati e condannati, appartenevano alla Stidda, un’organizzazione criminale paramafio­sa. A seguito di un’infelice espressione, che lo ri­guardava indirettamente, dell’allora Presidente della Repubblica Cossiga, Livatino è noto come il «giudice ragazzino» (da qui il titolo del saggio di Nando Dalla Chiesa e del film di Alessandro Di Robilant, con Giulio Scarpati). Nel 2021 è sta­to dichiarato beato; da allora la camicia da lui in­dossata quando fu ucciso è considerata una re­liquia. Gianni Caria prestava servizio ad Agri­gento come magistrato all’epoca dell’omicidio, e in questo suo atto unico immagina che Rosa­rio sia scampato all’attentato, che si sia sposato e che abbia sempre vissuto a Roma, fino ad arri­vare alla soglia della pensione. Lungo la finzione si affrontano temi come l’eroismo, il coraggio, la credibilità e l’inadeguatezza, la santità reale e quella equivocata, il pentimento sincero e quel­lo di interesse, la giovinezza perduta e la malin­conia per la sorte dei genitori; e in primo piano l’ingiustizia di non aver potuto conoscere l’amo­re. Il volume contiene in appendice un monolo­go che è stato interpretato da Giulio Scarpati nella manifestazione culturale Pensieri e paro­le, tenutasi all’Asinara nell’agosto del 2024. 

Gianni Caria (Sassari, 1960), magistrato, è attualmente Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Per Il Maestrale ha pubblicato il romanzo Sabbie (2023), preceduto da Il presidente addormentato (Bibliotheka, 2018) e dal libro di esordio La badante di Bucarest (Robin, 2012; Il Maestrale, 2024), già vincitore del Premio Giovani Lettori – Memorial Gaia di Manici Proietti (Perugia, 2013) e piazzatosi al secondo posto nel giudizio del Comitato di Lettura della XV Edizione del Premio Primo Romanzo Città di Cuneo (2012-13).  

Il festival Éntula è organizzato dall’associazione culturale Lìberos con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport e della Fondazione di Sardegna.

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